Ciao!
Eccoci con la quarta uscita di Vside: #momenti di manutenzione. Benvenute a tutte le persone nuove e bentrovate a tutte quelle che son qui con me da qualche tempo, se non dalla prima ora.
Inizio subito con una novità che troverete dalla newsletter di marzo in avanti: la sezione Amichetty, dove una persona amica (mia e che talora potreste conoscere anche voi), in veste di ospite, porterà un contributo in merito ai suoi #momentidimanutenzione. L’idea nasce dal piacere dello scambio di idee che ricevo da questa newsletter e che vorrei a mia volta trasmettere a voi, rendendo questo uno spazio condiviso, co-costruito, che non si limiti a un mio punto di vista. Insomma, portiamo [il] varietà.
Apriamo le danze: buona lettura!
Da ascoltare:
I’m not here to make friends: quarto singolo estratto dall’album Gloria di Sam Smith (2023). Sono incappata in questa canzone, a causa della bagarre (per usare un eufemismo) suscitata dal video, che ha attirato sull’artista una discreta massa di letame online e offline (qui trovate un breve sunto e alcune sue dichiarazioni). Al netto di come sono arrivata a conoscere questa canzone e il lavoro di Smith (che top l’esibizione ai Brit Awards con Kim Petras), queste sono le note che ascolto la sera quando esco dallo studio, per sgranchire gambe e neuroni. Basta un attimo e il marciapiede di Via Lario diventa un dancefloor!
Cinema Confidential: il podcast de “il Cinemino”. Cito testualmente:
un podcast che si infila tra i film e la vita, per raccontarvi quel genere di storie che fanno dire: “ma dai, non lo sapevo!”
Provare per credere, molto spesso ascoltando i vari episodi ho esclamato: “ma pensa te!?” Da Coppola, a River Phoenix, fino a Buster Keaton e oltre, un podcast che regala tante chicche sulle vite di chi ha fatto il cinema, la cui sigla ascolterei per ore. E se siete a Milano, fate un giro a il Cinemino, locale molto carino con piccola sala cinematografica annessa (lo dice il nome, eh). La particolarità? Oltre a un cartellone con proposte interessanti e per nulla scontate, esiste la possibilità ad alcune proiezioni di portare il proprio cane (io non ce l’ho, ma mi piace un sacco l’idea). Tutto questo accade in Via Seneca 6, zona Porta Romana.
Da leggere:
La cronologia dell’acqua di Lidia Yuknavitch, Ed. nottetempo (2022).
In queste settimane sto leggendo molto per lavoro, per questo motivo vi porto una lettura della scorsa estate che mi ha molto colpito. Il libro di Yuknavitch è un memoir, che racconta il trauma e di come un sé frammentato viva costantemente in bilico. Il fluire dell’acqua, dei ricordi e delle parole sono l’ancora di queste pagine e della vita di Yuknavitch. E’ un libro tosto, che non spettacolarizza il dolore e che, come scrive l’autrice, può rappresentare una storia condivisa da molte persone, in cui ci si può rispecchiare, scoprendo un antidoto alla solitudine. Qui trovate un breve intervento dell’autrice.
Chuck Palahniuck dice di aver letto questo libro decine di volte e che vi ritornerà ogni qualvolta abbia bisogno di ispirazione. Immagino il perché.
A proposito de [il] Varietà (vedi l’intro): qui trovate un’interessante intervista di Simona Voglino Levy per RollingStone a La Stryxia, dj resident del Platic e non solo, come racconta in queste pagine.
Questioni d’orecchio: la newsletter di Andrea F. De Cesco racconta il mondo dei podcast, oltre a offrire parecchi suggerimenti d’ascolto. Per esempio, in questo momento sto ascoltando Troubles - Una storia irlandese (excursus sul conflitto a bassa intensità che ha coinvolto L’Irlanda del Nord tra gli anni ‘60 e ‘90) , scoperto grazie a questa newsletter. Molto consigliata se avete una passione per i podcast. Segnalo anche la sezione ricca di spunti in tema audiolibri, da cui io non attingo. Non ce n’è, un libro lo devo leggere. Non riesco a mantenere l’attenzione e se poi, per sbaglio, non apprezzo la voce narrante: ciao Maria, io esco.
Voi ascoltate audiolibri? Che rapporto avete? Vi piace? Vi metto pure il poll, quanto mi sento tecnologica!
Da vedere:
Guy Bourdin: Storyteller. Presso Armani Silos, Via Bergognone 40, fino al 31 agosto 2023. Mostra fotografica che espone un centinaio di scatti del fotografo, estratti dai suoi archivi e dalle diverse campagne scattate per Vogue. Parere da profana, a me è piaciuta molto (qui una recensione vera, Giuliana Matarrese per Linkiesta).
Ho apprezzato i colori vividi e gli immaginari evocati: dal kink a Hitchcock (ma anche C.S.I.), alle nature morte. Scatti che sembrano un fermo immagine di un film, in cui appaiono corpi come manichini e manichini come persone, in uno scambio, o forse, in un gioco che mi ha ricordato la contrapposizione tra l’essere oggetto e l’essere soggetto. Insomma, per me è una mostra da consigliare a persone appassionate di fotografia (ovvio), ma anche di scarpe. A seguire, le parole di Re Giorgio sull’artista:
[…] Il suo era un linguaggio netto, grafico, forte. Nella sua opera quel che si percepisce subito, in superficie, è la provocazione, ma quello che mi colpisce, e che ho voluto mettere in risalto, sono piuttosto la sua libertà creativa, la sua capacità narrativa e il suo grande amore per il cinema. Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi.
Nota a latere, non ero mai stata al Silos e il luogo stesso si è rivelato una sorpresa: costruito nel 1950 per la conservazione dei cereali, oggi è diventato in uno spazio espositivo di 4.500 mq suddiviso in quattro piani. Tutto grigio e lineare, molto minimal, direi in perfetto stile Armani, per quel che ne posso sapere io di moda (molto poco). Il piano terra ospita le mostre temporanee, mentre ai piani superiori sono esposte le creazioni dello stilista, che raccontano i suoi 40 anni di lavoro. Piano preferito: il terzo, dove si trovano diversi abiti che hanno sfilato durante la notte degli Oscar.
Amichetty
E ora la parola a Ste (ovvero Stefano, aka ribster_): una delle persone del mio cuor, dotato di una mente e un animo effervescenti. Famoso sull’Instagram per i suoi “videolini”, ultimamente lo vediamo impegnato nella validazione di un nuovo test personologico: Sei una Barbie o una Bratz? [Io: Bratz Punkabbestia.]
La mia “intervista” sarebbe dovuta partire così: “Dunque Ste, raccontaci i tuoi #momentidimanutenzione.” E, invece, ne è uscita una bomba, o meglio un racconto che parte da Bratz Cloe e arriva all’ascolto di Villano Antillano con Bzrp - Music Session, Vol. 51.
La muñeca, la Bratz, la top model de Mattel
A seguire, antefatti essenziali per comprendere:
la nascita della dinamica Barbie - Bratz e come mai sia così importante per Ste,
la scelta dell’artista.
Da piccino, Stefano desiderava tantissimo una Bratz, nello specifico, Cloe con i suoi lunghi capelli biondi, tanto da farne richiesta per il compleanno o Natale (fate voi) ai genitori, durante una visita a un negozio di giocattoli. Nonostante i 6 o 7 anni di età, Ste sapeva già molto bene cosa voleva: LA BRATZ! Di fronte a tale determinazione, quelle povere anime (cit.) dei suoi genitori si dimostrarono restii a esaudire il desiderio, poiché ritenuto un desiderata da femminuccia (cito sempre testualmente). A Ste non importava, voleva solo giocare con lei e non perdendosi d’animo rilanciò: “Se non mi comprate la Bratz femmina, almeno compratemi il maschio.” Per quanto i maschi Bratz non fossero esattamente la rappresentazione della virilità socialmente intesa, i suoi genitori acconsentirono: sempre meglio di una bambolA. Ora il ricordo si confonde, non sappiamo bene se Ste fosse uscito a mani vuote dal negozio perché non ci fossero più modelli di Bratz maschio o perché in un moto di orgoglio ferito disse: “Va bene, non regalatemi niente, non voglio più niente.”
Ste prosegue raccontando come nel tempo sia cresciuta la sua passione per le Bratz, probabilmente legata alla loro estetica esagerata, i labbroni, gli accessori, i look sopra le righe rispetto alle Barbie. Le Bratz Dolls rappresentano una bellezza più conforme alla sua idea di bellezza, topic spesso emerso e discusso con il gruppo di persone amiche (aneddoto infantile incluso).
Lo scorso ottobre, durante un periodo un po’ difficile e di sconforto, per la prima volta nella sua vita decide di non festeggiare il compleanno, cosa estremamente inusuale per una persona come Ste che ama le feste, specie se può esserne protagonista indiscusso. E che succede? Festa a sorpresa organizzata dalle sue persone preferite con tanto di torte e regali, tra cui finalmente Cloe!
Ste: “Non so come spiegarti cosa ho provato, ma è stato come un cerchio che si chiude. Ormai ero rassegnato. Che te ne fai di una bambola a 20 anni?” La mia parte psico ti direbbe che te ne fai perché è sempre un bene coltivare la propria parte ludica e te ne fai perché ci ha pensato il tuo gruppo a esaudire Il Desiderio (lacrime mie o lacrime tue? mie sicuro): Cloe ora svetta e ti osserva dall’alto di una mensola della casa nuova.
E la dinamica Barbie - Bratz? Quella è venuta dal nulla, o meglio guardando Belve in compagnia. Per chi non lo sapesse, Fagnani inizia ogni intervista dicendo: “Buonasera e benvenuto, lei che belva si sente?”. A quel punto l’epifania: “Quando avrò un programma tutto mio introdurrò l’ospite con: Buonasera e benvenuto, lei che Bratz si sente?” Un’amica rispose: “Io non mi sento tanto una Bratz, più una Barbie”. Ed è qui, in questo preciso istante, che nasce il fenomeno Barbie vs. Bratz, ormai sulla bocca di tutty.
Arriviamo, dunque, a presentare l’artista scelta da Ste: Villano Antillano, rapera, cantante y compositora puertorriqueña (wiki dixit). L’incontro avviene una sera, parlando con un amico del produttore e dj argentino Bizarrap e del successo riscosso da questa canzone di Shakira, all’interno del progetto BZRP Music Session. (Per la spiega del lavoro di Bizarrap, guardatevi i link, io mi sono fatta una cultura, che però non saprei sintetizzare in modo esaustivo). L’amico suggerisce di ascoltare anche l’artista che ha collaborato per la BZRP Session Vol. 51, ovviamente Villano Antillano. E amor fu. Quando Ste sente pronunciare: “La muñeca, la Bratz, la top model de Mattel” capisce di aver trovato il suo faro ispiratore, una persona che sta parlando a lui e che non può essere casualmente finita nella sua vita. Da quel momento Ste ascolta in loop il nuovo disco di V.A. Sustancia X (2022) e aspetta di poter andare a ballare sotto il palco di Madrid, che accoglierà la musa a giugno.
Ste conclude dicendo che ama Villano Antillano per i testi gangsta, sexy e romantici delle sue canzoni, apprezza la sua storia, in quanto artista sulla scena da diverso tempo, che nel mentre ha affrontato un percorso di affermazione di genere. Ma soprattutto gli piace perché: “E’ una fregna e una Bratz”.
Grazie Ste per esser stato qui con noi e per questo excursus sui generis, mi hai aperto un mondo su musica che non conoscevo e una nuova prospettiva sul concetto di muñeca, che fa ridere ma anche riflettere (cit.). Tante Bratz vibes a te 💙.
Bene, direi che anche per questo mese abbiamo dato. Se apprezzate la newsletter: spammatela e… sentiamoci nei commenti, voi siete una Bratz o una Barbie?
Grazie per il vostro tempo speso qui. A presto!
Vitto
E nessunə parla della Tania, la cugina povera di Barbie????